Bio (Ita)

Mi chiamo Leonardo Micheli, detto Leo o Mitch dagli amici. Per gli inglesi divento invece Lio perché non sanno pronunciare la e. Sono nato a Roma il 26 febbraio del 1988. “Durante la serata finale del Sanremo vinto da Ranieri” mi ha sempre detto mia mamma. E per molti anni ho usato questa coincidenza per spiegare la mia passione per gli eventi nazionalpopolari, che culmina con i gruppi visione per ammirare ogni anno la vetrina dell’Italia in diretta dal palco dell’Ariston. Solo con l’avvento del web ho scoperto la verità: sono nato di venerdì, quindi non nella serata finalissima. Ma, pur avendone estirpato la causa, il sintomo è rimasto e, ovunque sia stato nel mondo, ho sempre cercato di seguire le serate del Festival.

Gli anni dell’infanzia trascorrono felici e sereni, caratterizzati dai viaggi con la famiglia: numerose visite a Parigi e Venezia, e poi un trasferimento di tre mesi in Oregon tra i fast food, i campi dello YMCA, e i miei primi on the road con papà alla guida: dal Mount St. Helens alle coste californiane. Immancabili poi le vacanze estivi tra i monti delle Dolomiti, che persistono ancora oggi.

Nell’anno in cui Elisa trionfa con Luce (Tramonti a nord est), assisto al mio primo concerto: è il 2001, la Roma ha appena vinto il suo terzo scudetto e accompagnato da mio cugino mi reco al Circo Massimo per festeggiare sulle note di Venditti. Nel settembre successivo mi iscrivo al liceo scientifico: i cinque anni che seguono sono caratterizzati dai primi segnali di impegno politico, da una crescente passione per la musica folk-rock e dai primi viaggi in giro per l’Europa con gli amici. Grazie al mio liceo, partecipo a due simulazioni ONU in Germania e in Svezia, faccio parte della delegazione di studenti del Comune che si reca ad Aushwitz in occasione del viaggio della memoria e visito con la mia classe Budapest prima e Praga poi.

Sanremo 2006 è ricordato più per la presenza di Capitan Totti in stampelle che intona Seven Nation Army piuttosto che per la vittoria di Povia. E’ però un annus mirabilis per me: una Pasqua trascorsa in famiglia a Berlino mi ispira il tema per la tesina della maturità (la caduta del muro), che concluderò con una trionfale votazione di 99 su 100, l’Italia vince i Mondiali di calcio e passo l’esame per la patente proprio il giorno dopo la finale. Per qualche inspiegabile motivo, finisco a festeggiare il tutto passando dieci giorni tra le spiagge e i locali di Corfù. Recuperato il senno, parto, zaino in spalla con Bob per tre settimane di Irlanda, tra musica folk, costiere a picco e pinte di birra.

Scelgo di proseguire gli studi presso l’Università di Roma la Sapienza, dove mi iscrivo al corso di Ingegneria Energetica, che concludo nei tre anni previsti con un 110. Per festeggiare le rispettive lauree, proprio nei giorni in cui Valerio Scanu conquista la kermesse ligure, parto con tre amici alla volta di Oslo, per un viaggio di cui ricordo solo il titolo di Dottore stampato sul biglietto Ryanair, la troppa neve e i prezzi norvegesi troppo cari. Solo un anno e mezzo dopo, poi, partiamo, invece, per realizzare il nostro coast to coast negli Stati Uniti, viaggio programmato con un anno di anticipo che ci porterà dalle coste californiane alla metro di Manhattan.

Dopo la laurea, il mio desiderio è quello di fare ricerca e di lavorare, un giorno, nell’università italiana. Per far questo, decido di partire, e accetto una proposta di dottorato a Edimburgo. Ripeto sempre che sarei voluto partire indipendentemente dalle circostanze economiche del nostro paese. Con il dottorato, inizia un periodo sempre più intenso di viaggi, che mi porterà a poter dire di aver bevuto una pinta in diversi contenti: da una comunità di ex guerriglieri in Guatemala, fino a un remoto villaggio indiano, costruito e popolato dalla tribù indo-nepalese dei mising, passando per le terme dell’Islanda fino a Casablanca in Marocco. Scopro la bellezza del viaggiare per lavoro: ho la fortuna di partecipare a conferenze a Parigi, Francoforte, Denver e Mumbai. Mi trasferisco in India per collaborare con un prestigioso politecnico di Chennai: dai due mesi inizialmente previsti, la mia permanenza si prolunga per cinque. Nel corso di questa esperienza colgo l’occasione di visitare diversi stati dell’India, un paese che mi conquista per le sue persone e per il suo cibo, ma che al tempo stesso mi lascia attonito per la crudezza e crudeltà di tanti aspetti della vita quotidiana. Mi spingo da solo dalle spiagge del Kerala fino a Kanyakumari, punta Sud dell’India, crocevia di tre mari, assisto al matrimonio combinato di un collega in Hassam, nel nord-est del paese, esploro le bellezze del Rajasthan con la mia famiglia e scatto un immancabile selfie davanti al Taj Mahal con mia sorella Matilde. Nonostante i tre viaggi in India, non sono ancora riuscito a visitare la mia sognata Varanasi, ma confido di farcela un giorno.

Documento tutti i miei viaggi su TripAdvisor, nella speranza che un giorno qualcuno della Lonely Planet mi assuma e  mi spedisca a Cuba ad aggiornare al guida del paese post embargo.